Nuova esposizione di modelli storici al primo piano
Il racconto del museo HZERO si amplia e va oltre l'Europa raccontando, attraverso i nuovi modelli esposti al primo piano, la storia delle ferrovie del mondo con due focus importanti: uno sui treni americani più famosi, l'altro sui modelli che hanno fatto la storia dei record di velocità. Ecco cosa troverete nelle teche:
Treni da record: dal proiettile giapponese Shinkansen al francese TGV, dal Settebello italiano al tedesco ICE 4
Shinkansen, Japan Railways Group (1964)
Conosciuto come “treno proiettile”, è stato inaugurato nel 1964 a solo dieci giorni dall’inizio dei Giochi Olimpici di Tokyo collegando la capitale ad Osaka in poco più di tre ore su un percorso di 515 km. Con il termine Shinkansen (lett. “nuovo tronco ferroviario”) si indica la prima linea ferroviaria interamente dedicata all’alta velocità, la Tokaido Shinkansen, finanziata dal governo giapponese per modernizzare il paese. Nel 2011 il governo ha approvato la costruzione della linea a levitazione magnetica che dovrebbe essere ultimata nel 2027. Il 15 aprile 2015, in fase di test di questa nuova linea, l’elettrotreno a levitazione magnetica Shinkansen Serie L0 ha stabilito il record mondiale di velocità su rotaia con 590 km/h. Sei giorni dopo è stato il primo convoglio terrestre a superare i 600 km/h raggiungendo una velocità 603 km/h. Troverete in vetrina il modello serie Shinkansen 0, 1964, in scala Z (1:220), prodotto da Atlas Editions Models, e il modello serie Shinkansen N700 in scala N (1:160), prodotto da TOMIX.
FS Elettrotreno ETR 300 “Settebello” (1952-1959)
Realizzato in tre esemplari prodotti tra il 1952 e il 1959 dalla Società Italiana Ernesto Breda di Sesto San Giovanni (Milano), il treno ETR 300 ha rappresentato il design Made in Italy per il suo inconfondibile allestimento firmato da Gio Ponti e Giulio Minoletti, tanto da meritare il nome della carta da gioco vincente “Settebello”. Raggiungeva una velocità di 160-200 km/h viaggiando nella tratta Milano-Roma ed era composto da sette carrozze e da due salottini belvedere di prima classe per undici persone dotati di un vetro panoramico. La cabina di comando era situata sopra lo spazio passeggeri conferendo al treno un aspetto simile a quello di un jet. Viaggiare sul Settebello era un’esperienza unica, paragonabile a quella dell’Orient Express per i servizi e i comfort che offriva. Il modello in vetrina in scala H0 (1:87) è stato prodotto da ACME ed è stato gentilmente prestato dall’Associazione Fermodellistica Pratese.
Treno Capitole, SNCF (1960)
Il treno “Le Capitole” è un treno rapido delle SNCF che a partire dal 15 novembre 1960, collegò le stazioni di Parigi Austerlitz e Tolosa Matabiau per un totale di 713 km fornendo un servizio di sola prima classe. Il nome dato dalla società ferroviaria è un omaggio al Campidoglio (Capitole) di Tolosa: municipio della città. Concepito come un treno per pendolari lavoratori, viaggiava solo la sera per tre giorni alla settimana. Il treno si componeva di quattro o cinque carrozze di prima classe di tipo DEV inox (costruita con tecnologia BUDD); di una carrozza ristorante CIWL; e di un vagone per i bagagli. Questi convogli si contraddistinguevano per una livrea rossa con su scritto “Le Capitole“. Dal 28 maggio 1967, questo super treno viaggia a 200 km/h, ed è l’unico convoglio europeo che con un servizio regolare riesce a raggiungere una velocità simile, completando il viaggio in sole sei ore. Il modello in vetrina in scala H0 (1:87) è composto da una motrice Roco con carrozze REE Models ed è stato gentilmente prestato dal collezionista Alessandro Bottai.
TGV, SNCF (1981)
Il TGV (Train à Grande Vitesse) caratterizzato dalla livrea arancio e argento, e composto da due motrici e tre carrozze poggiate su carrelli in comune per migliorare la stabilità e il comfort durante il viaggio ha esordito il 22 settembre 1981. Le carrozze si differenziavano per la loro funzione: quelle per i passeggeri di prima classe, per la strumentazione e per chi viaggiava in seconda classe. Questo treno alimentato da turbine da aviazione TURMO III era in grado di raggiungere 260km/h collegando Parigi a Lione in sole 2 ore e 40 minuti. A causa delle velocità dei treni sulle linee LGV (Ligne à Grande Vitesse, linea ad alta velocità), l’utilizzo del segnalamento luminoso diventò inutilizzabile per il macchinista che non avrebbe avuto il tempo necessario per reagire ai messaggi trasmessi. Per questo motivo i TGV dispongono di un sistema di segnalamento automatico chiamato TVM (Transmission Voie-Machine, trasmissione binario-macchina) grazie al quale le informazioni vengono trasmesse in modo continuo ai treni con impulsi elettrici inviati attraverso i binari e visualizzate direttamente sul cruscotto della motrice. La frenatura di emergenza automatica scatta solo quando le informazioni non vengono rispettate dal macchinista. Nelle teche troverete il modello TGV 001 in scala H0 (1:87), prodotto da Lima e il modello TGV Duplex in scala H0 (1:87), prodotto da Mehano.
ICE4, DB AG (1991)
A partire dagli anni Ottanta, la società ferroviaria tedesca Deutsche Bah (DB) iniziò a investire sulla linea alta velocità e nel 1985 il prototipo Intercity Express -ICE-V raggiunse i 406,9 km/h. Dal 1991 la flotta di questi treni dalla livrea bianca e rossa entrò in servizio e iniziò a collegare la Germania con gli stati confinanti: Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Paesi Bassi e Svizzera. Le vetture dispongono di riscaldamento a pavimento e a partire dal 2020, con gli ICE3, i passeggeri possono usufruire delle informazioni sui servizi con grandi schermi, e rilassarsi in un ambiente per bambini rivestito da tappeti colorati. Un’attenzione all’accessibilità è dimostrata dall'inserimento di un tavolo sollevabile aggiuntivo per gli utenti in sedia a rotelle così da disporre di tre posti totali per i passeggeri con disabilità motorie. Il modello in vetrina in scala H0 (1:87) è stato prodotto da PIKO.
La storia delle ferrovie americane in una teca
Treno espresso passeggeri 20th Century Limited (1902)
Il treno 20th Century Limited tipo Hudson correva dalla stazione di New York City a quella di Chicago seguendo il corso del fiume Hudson, fino ai laghi Ontario sulla Water Level Route. Il 15 giugno 1902 fece la sua prima corsa concludendo l'itinerario in 20 ore, arrivando a destinazione con ben tre minuti di anticipo. L’ottimizzazione dei tempi era stata possibile grazie all’utilizzo dei track pan: dei solchi tracciati lungo i binari che permettevano di rifornire acqua nel tender senza bisogno di soste. I passeggeri potevano dormire nelle carrozze Pullman ed usufruire del barbiere e del salone di bellezza. Nel 1928 venne nominato “il treno più redditizio al mondo”. Nel 1938 subì notevoli modifiche con l’introduzione dei treni in stile Art Déco progettati dal designer di Brooklyn Henry Dreyfuss che conferì un aspetto aerodinamico, un muso a proiettile e un nuovo colore alle locomotive e alle carrozze passeggeri: blu e grigio, i colori di New York City. Gli ambienti erano illuminati da lampade fluorescenti che adornavano anche il famoso Café Century. Lungo il binario 34 del Grand Central Terminal i passeggeri camminavano su un tappeto cremisi rosso per raggiungere il proprio posto, ai signori veniva consegnato un garofano da mettere sulla giacca, alle signore profumi e fiori. Nel 1945 le locomotive a vapore vennero sostituite dai treni diesel. Il modello in vetrina in scala H0 (1:87) è stato prodotto da MTH ed è stato gentilmente prestato dal collezionista Stefano Casini.
Super Chief, Santa Fe (1936)
Conosciuto anche come “Treno delle stelle” per la frequentazione delle star hollywoodiane, effettuò la sua prima corsa da Los Angeles a Chicago il 12 maggio 1936 trainando le carrozze Pullman pesanti dotate di aria condizionata per 2227 miglia. Si trattava di un treno diesel-elettrico, della società ferroviaria Santa Fe Railway Company. Le locomotive diesel erano state utilizzate in servizio limitato negli Stati Uniti già negli anni '20, ma nessuna aveva mai trainato un treno passeggeri prima del Super Chief. Sulla pubblicità del servizio ferroviario si leggeva lo slogan: “Extra Fast, Extra Fine, Extra Fare”. Extra Fare indicava una tariffa extra, un supplemento di 10 dollari per il servizio diretto “extra veloce” da Los Angeles a Chicago in sole 36 ore raggiungendo una velocità di 160 km/h; Extra Fine per il trattamento prima classe che i passeggeri potevano usufruire. Entrò in servizio nel 1937 caratterizzato da una livrea rosso, giallo e argento riprendendo lo schema di colori dei copricapi indigeni. Il modello in vetrina in scala H0 (1:87) è composto da una motrice prodotta da MTH e da carrozze dell’azienda Walthers. Il treno è stato gentilmente prestato dal collezionista Stefano Casini.
Locomotiva articolata Big Boy, Union Pacific (1941-1944)
La più grande locomotiva a vapore del mondo è stata prodotta nel 1941 ed è conosciuta dai più con il simpatico appellativo di Big Boy. Si racconta che il nome derivi da una scritta lasciata da un meccanico dell’impresa di costruzioni ferroviaria American Locomotive Company (ALCO) con un gessetto bianco che così marcò la livrea nera. La compagnia ferroviaria Union Pacific Railroad produsse 25 esemplari di queste locomotive alimentate a carbone, articolate di tipo Mallet, con un motore da 6250 cavalli, allo scopo di trainare treni merci di oltre 3500 tonnellate nelle zone montane dallo Utah al Wyoming. Queste locomotive erano capaci di raggiungere i 130 km/h. Il tender riusciva a trasportare 32 tonnellate di carbone e fino a 25000 galloni d’acqua. A causa degli elevati costi del carbone, dopo venti anni di servizio le locomotive vennero ritirate. Sono otto gli esemplari che Union Pacific ha donato ai musei ferroviari sparsi negli Stati Uniti e che in occasione di ricorrenze storiche si possono ancora vedere circolare per ricordare la più grande locomotiva di sempre per dimensione, peso, potenza e velocità. Il modello in vetrina in scala H0 (1:87) è stato prodotto da Rivarossi ed è stato acquisito dal Museo nel 2023 dalla collezione privata di Dario Paladini.
Locomotiva EMD G7 (1949-1954)
Questo treno Electro-Motive fu progettato da Dick Dilworth per rispondere alla domanda di un treno da 15000 cavalli che richiedesse un basso costo di produzione, viste le ingenti spese sostenute dal paese durante il conflitto mondiale concluso da pochi anni. La soluzione prese il nome GP (Geep o General Purpose): una macchina adatta al trasporto merci, al servizio passeggeri, e al lavoro da ferrovia. In cinque anni vennero prodotti 2610 esemplari che circolarono in ben 74 reti ferroviarie. Il modello in vetrina in scala H0 (1:87) è stato prodotto da Life Like Trains ed è stato gentilmente prestato ed invecchiato dal modellista Niccolò Fuso.
Ci sono anche tanti modelli in ottone realizzati a mano tra cui, la Gru Log Loader, una macchina usata dalle compagnie forestali per caricare tronchi sui treni merci, la Locomotiva Mallet, (Uintah Railway) che deve il suo nome all’ingegnere svizzero che pensò di dotare questi convogli di due motori, uno ad alta pressione montato sul telaio che sostiene cabina e caldaia, e l’altro inserito sulla parte anteriore; la Locomotiva Shay, (West Side Lumber Co), brevettata nel 1881 dal professore, fisico, ingegnere civile, e taglialegna Ephraim Shay, allo scopo di trasportare la legna al mulino con più facilità evitando l’utilizzo delle slitte da neve; la Locomotiva Heisler (West Side Lumber Co), una macchina potente e versatile, utile sia per le operazioni di disboscamento in montagna che per il trasporto del legname. Tutti questi modelli sono in scala 0n3 (1:43) e sono stati gentilmente prestati dal collezionista Maurizio Pini.
Concludono l’esposizione due carri Caboose, un carro di coda tipico americano che aveva lo scopo di frenare, essere officina, e ospitare il personale di servizio sui treni merci durante i viaggi a lunghissima percorrenza. Il primo caboose apparve nel 1859, e questi carri furono mantenuti in servizio fino agli anni ‘80 del Novecento, quando la tecnologia dei sistemi di sicurezza venne implementata. I modelli in vetrina in scala H0 (1:87) sono modelli in ottone, fatti a mano negli Stati Uniti, e sono stati gentilmente prestati dal collezionista Stefano Casini.